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Al
maestro del coro. Salmo. Di Davide
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I cieli
narrano la gloria di Dio,
l'opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.
Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio.
Là pose una tenda per il sole
che esce come sposo dalla stanza nuziale:
esulta come un prode che percorre la via.
Sorge da un estremo del cielo
e la sua orbita raggiunge l'altro estremo:
nulla si sottrae al suo calore.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l'anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti,
più preziosi dell'oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.
Anche il tuo servo ne è illuminato,
per chi li osserva è grande il profitto.
Le inavvertenze, chi le discerne?
Assolvimi dai peccati nascosti.
Anche dall'orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro da grave peccato.
Ti siano gradite le parole della mia bocca;
davanti a te i pensieri del mio cuore,
Signore, mia roccia e mio redentore. |
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Commento
Il salmista si
esprime considerando, in stato di riflessione laudante, la grandezza, la
potenza, la bellezza dei cieli, della volta stellata. I cieli “narrano
la gloria di Dio” in un’incessante
continuità: “Il giorno al giorno ne
affida il racconto…”. L’uomo
percepisce questo racconto - “senza
linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce”
- dei cieli, che glorificano il Creatore, e conduce l’uomo a considerare la
potenza, la maestà, la sapienza di Dio e a adorarlo.
La potenza del sole, sfera di fuoco radiante ovunque luce e calore, dà
all’orante misura della potenza di Dio. Egli si affida alle immagini della
poesia per descriverlo, con un risultato altissimo. Il sole esce radioso, vivo,
carico d’amore da donare, come uno sposo che esce dalla stanza nuziale ricco
delle effusioni della sposa. Il suo sovrano percorrere il cielo viene paragonato
all’incedere glorioso di un prode in mezzo alla strada: nessuno può resistergli.
Il Creatore dell’universo ha stretto alleanza con il suo popolo dando una legge
che è perfetta, perché non può ricevere appunti, e che rinfranca il cuore
liberandolo dalle tenebre dell’ingiustizia. Questa legge d’amore è portata al
suo vertice dal Cristo che la stampa nel cuore dei suoi dando loro lo Spirito
Santo.
La legge, portata a compimento da Cristo, è la testimonianza dell’amore di Dio
per gli uomini. Tale testimonianza, che è stata sigillata dal sangue di Cristo,
non delude. Essa è verace, luminosa, e rende saggio colui che non si presenta a
Dio col vizio di pensieri oscuri.
Il salmista ha sperimentato nella sua vita quanto sia giusta la legge del
Signore, tanto che fa gioire il cuore.
La legge, i suoi comandi, sono limpidi, perché non oscurano gli occhi portandoli
a veder in modo malvagio le cose, ma li liberano dalle oscurità per dare loro la
capacità di un luminoso vedere la bellezza delle cose,che inneggiano al Creatore
e servono l’uomo.
“Il timore del Signore è puro”,
perché non è come quello di chi teme la punizione perché colpevole, ma è il
timore puro di chi teme di giungere a rattristare Dio con la disobbedienza alla
legge d’amore verso lui e verso gli altri.
Il salmista comincia a focalizzarsi sull’effetto della legge su di lui; di lui
che è piccolo, ma che è istruito dai giudizi di Dio, che sono contenuti nella
legge, poiché Dio giudica gli uomini con quella legge.
Il salmista è consapevole di avere tante mancanze di cui non si rende pienamente
conto: le “inavvertenze”.
Di queste chiede a Dio perdono. Egli, infatti, anche se osserva la legge non
reputa per niente di osservarla perfettamente e sa che sta nell’orgoglio la
ragione di una scarsa osservanza. Orgoglio che se non dominato conduce l’uomo al
grande peccato, cioè al peccato di una grande e palese disobbedienza alla legge.
Per ultimo, il salmista, chiede a Dio che ascolti, nella sua bontà
misericordiosa, la sua preghiera che sgorga da un cuore retto e non doppio,
consapevole di non poter nascondere nulla a Dio: “Davanti
a te i pensieri del mio cuore”.
Infine, il salmista, sigilla la sua preghiera dicendo: “Signore,
mia roccia e mio redentore”. “Mia
rupe”, perché è la sua difesa dai suoi nemici (I nemici sono innanzi tutto i
demoni Cf. Ef 6,12); ed è “mio
redentore”, perché con la sua legge e
la sua grazia lo ha strappato dal buio dell’ignoranza e del peccato.
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