Salmo 148 Invito alla lode cosmica

 

 

Alleluia.

Lodate il Signore dai cieli,
lodatelo nell’alto dei cieli.

Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,
lodatelo, voi tutte, sue schiere.

Lodatelo, sole e luna,
lodatelo, voi tutte, fulgide stelle.

Lodatelo, cieli dei cieli,
voi, acque al di sopra dei cieli.

Lodino il nome del Signore,
perché al suo comando sono stati creati.

Li ha resi stabili nei secoli per sempre;
ha fissato un decreto che non passerà.

Lodate il Signore dalla terra,
mostri marini e voi tutti, abissi,

fuoco e grandine, neve e nebbia,
vento di bufera che esegue la sua parola,

monti e voi tutte, colline,
alberi da frutto e voi tutti, cedri,

voi, bestie e animali domestici,
rettili e uccelli alati.

I re della terra e i popoli tutti,
i governanti e i giudici della terra,

i giovani e le ragazze,
i vecchi insieme ai bambini

lodino il nome del Signore,
perché solo il suo nome è sublime:
la sua maestà sovrasta la terra e i cieli.

Ha accresciuto la potenza del suo popolo.
Egli è la lode per tutti i suoi fedeli,
per i figli d’Israele, popolo a lui vicino.

Alleluia.

 

Commento

Questo salmo è stato scritto dopo il ritorno dall'esilio di Babilonia e la ricostruzione del tempio e di Gerusalemme. Il salmista, vede che il pensiero proteiforme, contradditorio, mitologico, dei pagani, getta sulla creazione, una coltre caduca, e per questo chiede che la creazione sia libera di inneggiare Dio presso ogni orecchio.
Nei cieli non ci sono gli dei, essi non esistono; nei cieli ci sono angeli, angeli creati da Dio, che vengono invitati a lodarlo, cioè a prorompere in una lode trionfale insieme a tutto il creato: “Lodate il Signore dai cieli (...). Lodatelo, voi tutti, suoi angeli...”.
Il sole, la luna, le stelle, non sono divinità, ma creature di Dio che parlano di lui, che celebrano con la loro potenza e bellezza lui. I cieli, non sono una divinità, ma una realtà creata, che canta lui (Cf. Ps 18).
I mostri marini, non sono delle divinità. Le acque profonde, il fuoco, la grandine, la neve, la nebbia, il vento..., sono tutte creature del Signore (Sap 13,2).
E' quanto proclama il cantico dei tre giovani nella fornace (Dn 3,52s).

Acque al di sopra dei cieli”. [Non convince che il salmista realmente si riferisca ad acque sopra i cieli (Cf. Gn 1,6; Dn 3,60), che non rientravano nell'esperienza e che perciò non potevano essere affermate. Altro è il significato simbolico in Ap 4,6. Il salmista conosceva benissimo che la pioggia cade in concomitanza con le nubi. Bisogna dunque pensare, a differenza di molti commentatori, che per cieli il salmista, in assenza di conoscenze di fisica e senza volere fare formalmente della fisica, pensi ai vari livelli di altezza sui quali si presentano le nubi. Esse possono essere alte, meno alte, oppure, basse, scure, tempestose, spinte dai venti. “I cieli dei cieli” (Cf. 1Re 8,27) sono così da intendersi come i cieli delle stelle e delle schiere angeliche].
Il salmista chiede che tutti i re della terra, tutti i popoli lodino il Signore...”Perché solo il suo nome è sublime”, cioè merita in assoluto lode e gloria. Solo lui è il Santo, il Creatore, l'Altissimo, l'Onnipotente, l'Onnisciente, l'Infinitamente giusto, l'Eterno misericordioso. Egli è conoscibile dagli uomini nella sua esistenza, nella sua potenza (Sap 13,1s; Rm 1,20), perché “la sua maestà sovrasta la terra e i cieli”.
Il salmista termina con la sua lode alla fedeltà di Dio verso il suo popolo: “
Ha accresciuto la potenza del suo popolo”. Egli, dice il salmista, “è la lode per tutti i suoi fedeli, per i figli d'Israele, popolo a lui vicino”.
Dio mantiene continuamente la potenza del suo popolo mediante l'Eucaristia e il dono dello Spirito Santo. E la Chiesa non cessa di lodare Dio per la sua gloria immensa, che è Cristo crocifisso e risorto, e di chiedere che il Padre, nella sua grandezza e misericordia, venga celebrato, inneggiato, adorato, in tutta la terra: “
Sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno”.
La creazione giungerà alla piena libertà da ogni caducità datale dall'uomo, quando diventerà cieli e terra nuova (Is 66,17; Rm 8,19; 2Pt 3,13; Ap 21,1).