Salmo 47 (48)  Azione di grazie per la salvezza del popolo

 

Cantico. Salmo. Dei figli di Core.
 

Grande è il Signore e degno di ogni lode

nella città del nostro Dio.

 

La tua santa montagna, altura stupenda,

è la gioia di tutta la terra.

Il monte Sion, vera dimora divina,

è la capitale del grande re.

 

Dio nei suoi palazzi

un baluardo si è dimostrato.

 

Ecco, i re si erano alleati,

avanzavano insieme.

 

Essi hanno visto:

atterriti, presi dal panico, sono fuggiti.

 

Là uno sgomento li ha colti,

doglie come di partoriente,

 

simile al vento orientale,

che squarcia le navi di Tarsis.

 

Come avevamo udito, così abbiamo visto

nella città del Signore degli eserciti,

nella città del nostro Dio;

Dio l'ha fondata per sempre.

 

O Dio, meditiamo il tuo amore

dentro il tuo tempio.

 

Come il tuo nome, o Dio,

così la tua lode si estende

sino all'estremità della terra;

di giustizia è piena la tua destra.

 

Gioisca il monte Sion,

esultino i villaggi di Giuda

a causa dei tuoi giudizi.

 

Circondate Sion, giratele intorno,

contate le sue torri,

 

osservate le sue mura,

passate in rassegna le sue fortezze,

per narrare alla generazione futura:

 

questo è Dio,

il nostro Dio in eterno e per sempre;

egli è colui che ci guida in ogni tempo.

 

Commento

 

Questo salmo celebra la protezione di Dio sul monte Sion, sulla città di Gerusalemme. Il salmista ha vissuto il momento di una prodigiosa liberazione da un esercito nemico che si era accampato contro la città. Molto probabilmente è il fallimento dell’attacco Siro-efraimitica al tempo di Acaz (2Re 16,5) (734 a.C).

Il salmista esordisce con un’entusiasta lode a Dio per la sua assistenza a Gerusalemme: “Grande è il Signore e degno di ogni lode”. Il salmista descrive l’evento della prodigiosa liberazione, segno tangibile della protezione di Dio; momento di promozione della fede di Israele.

Non è la città che viene celebrata, bensì Dio che combatte contro i suoi nemici che lo attaccano muovendosi armati contro la sua città: “Dio nei suoi palazzi un baluardo si è dimostrato”.

Un baluardo inespugnabile si è rivelata la città di Dio ai suoi nemici, colpiti probabilmente da un’improvvisa pestilenza (Cf. 2Sam 24,15s).

Il salmista aveva udito narrare le gesta di Dio a favore del suo popolo, ma ora ha visto e il fatto porta lui e tutti gli abitanti di Gerusalemme a fare memoria della provvida assistenza di Dio: “O Dio, meditiamo il tuo amore dentro il tuo tempio”. La lode nel tempio mentre si innalza a Dio è pensata nello stesso tempo come un’onda che si diffonde per accenderla alla lode a Dio, sovrano di tutta la terra: “Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode si estende sino all'estremità della terra”.

Il salmista alla fine invita a guardare ciò che Dio ha fatto per Gerusalemme. Come l’abbia provveduta di mura, di torri, di baluardi. Gerusalemme è rivista alla luce dello sguardo sgomento dei nemici. “Questo è Dio, il nostro Dio in eterno e per sempre”; cioè fedele all’alleanza, provvido e previdente con Gerusalemme.

Ma Gerusalemme sarà però un giorno rasa al suolo, quando diventerà ribelle a Dio.

Gerusalemme era, nella luce del disegno di Dio, una tappa verso una terra resa nuova dal Cristo. Era una tappa verso la Gerusalemme senza le mura di cui parla il profeta Zaccaria (2,8).

Una tappa verso la Gerusalemme messianica, per la quale la Chiesa incessantemente si adopera (Cf. Ap 21,9).