Commento
L’autore del salmo si presenta a Dio carico di dolori, che fa risalire ai suoi peccati, e quindi si sente un castigato. L’autore del salmo invoca Dio che cessi di gravare la mano su di lui. Difficile sapere da quale malattia era colpito, perché la sua descrizione sicuramente assomma al dolore fisico anche quello che si è fatto con gli errori, e quello che riceve dalle parole amare che ascolta. Certo non era una malattia che gli impedisse ogni movimento e di camminare un poco. Era poi una malattia che non aveva una prospettiva immediata di morte se i suoi avversari cercavano di attentare alla sua vita. Egli si presenta “curvo e accasciato”, capace tuttavia di fare qualche passo alla ricerca di un sollievo. Non è più valido nel lavoro perché i suoi fianchi sono torturati e quindi non può stare eretto o piegarsi a terra. La sua triste condizione è resa ancor più amara dal fatto che “amici e compagni” stanno lontani dalle sue piaghe, che definisce “fetide e purulente”, cioè dai suoi problemi che gli paiono consolidati come una cancrena. A ciò si aggiungono le trame dei suoi avversari che gli vogliono togliere la vita. Continuamente viene provocato e insultato, per portarlo all’esasperazione, ma umile è giunto al punto di non reagire e di concentrarsi tutto nell’invocazione del Signore: “Come un sordo non ascolto e come un muto non apro la bocca”. La sua preghiera è piena di speranza e domanda umilmente che i suoi avversari non arrivino a portarlo all’esasperazione: “Non ridano di me! Quando il mio piede vacilla, non si facciano grandi su di me!”. Egli confessa umilmente a Dio la sua colpa, ed è in ansia per il suo peccato perché non sa dove arriverà la punizione di Dio. Riflettendo vede pure che certo è peccatore, ma pure persegue il bene; così può dire: “mi rendono male per bene, mi accusano perché cerco il bene”. Il carico della sua colpa diminuisce, ma non arriva ad esprimere il pensiero che quanto gli capita è una prova. Tuttavia supera il tormento che aveva in se stesso - “ruggisco per il fremito del mio cuore” - e termina con un’invocazione fiduciosa di aiuto e di salvezza. |